Come nasce una mostra – “Social Facts”, Susan Hiller

Quando

30 apr 20

giovedì 30 aprile '20

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Gratis

Dove

Officine Nord

Come nasce una mostra - "Social Facts", Susan Hiller
Immagini inedite e video a cura del Direttore Artistico per raccontare le fasi che caratterizzano i momenti che precedono l’inaugurazione di una mostra.



I retroscena dell’ultima mostra di Susan Hiller alle OGR: tra inconscio collettivo, girl power, pensiero magico ed esperienze del terzo tipo.

È stata l’ultima grande mostra realizzata dall’artista Susan Hiller, che nel 2018 scelse le OGR di Torino per dare forma a "Social facts".

Il nuovo episodio della rubrica Come nasce una mostra, disponibile sui canali social delle OGR, non è quindi solo dedicato al backstage di quella esposizione, ma anche l’omaggio al lavoro e alla carriera di un'artista di fama internazionale, capace di esplorare scienza e pensiero magico, invisibile e indicibile e, persino, esperienze del terzo tipo.

Come e quando nasce una mostra nella mente del Direttore Artistico?
A questa domanda sembra rispondere Nicola Ricciardi, Direttore Artistico delle OGR Torino, nel quarto episodio della rubrica “Come nasce una mostra” incentrato su Social Facts, il lavoro dell’artista Susan Hiller, curato da Barbara Casavecchia.

Il Direttore Artistico delle OGR racconta il primo incontro con l’artista e il primo confronto avvenuto con la curatrice: “La prima volta in cui incontrai il lavoro di Susan Hiller fu nel 2011, alla Tate Britain, e da allora mi è sempre rimasto in mente: il suo approccio e il suo lavoro sono diventati parte di molte discussioni degli anni a venire. Ben 5 anni prima che inaugurassimo la sua mostra alle OGR Torino, nel 2013, per la prima volta affrontai il discorso con Barbara Casavecchia, per me una figura chiave, una curatrice che mi ha insegnato moltissimo del mio lavoro e al quale sono e sarò sempre debitore. Ricordo in particolare una scena in un giardinetto in Viale Messina, a Milano, in cui discutevamo di un progetto, che volevamo realizzare entrambi, sul racconto orale all’interno della storia contemporanea dell’arte mettendo insieme artisti che si sono confrontati con il suono, con la voce, con il racconto. Susan fu una delle prime artiste di cui discutemmo e una delle prime che inserimmo nella nostra ipotetica wishlist degli artisti da contattare e con cui collaborare a quel progetto”.

E ancora, aggiunge Ricciardi: “Quando nel 2016 mi assegnarono di dirigere artisticamente le OGR Torino, chiamai subito Barbara chiedendole cosa ne pensasse di immaginare una mostra di Susan Hiller, dell’artista di cui avevamo tanto e a lungo parlato, all’interno dei maestosi spazi delle Ex Officine Grandi Riparazioni. Nacquero profondissimi discorsi fra me e Barbara ma soprattutto fra noi due e l’artista stessa. Iniziammo una serie di pellegrinaggi, tra l’Inghilterra, Londra e casa di Susan, nel suo studio, nella sua galleria, ma anche in giro per l’Europa.  A Basilea, durante altre mostre, manifestazioni e fiere. La inseguivamo un po’ ovunque.

Social Facts è stata una delle mostre più ragionate delle OGR, ma anche una delle più difficili da realizzare nella pratica. Basti pensare che i 106 televisori analogici di vario formato, protagonisti dell’opera “Channel” erano adatti alle prese inglesi, non a quelle italiane. Bisognava quindi, ancora una volta, instaurare un dialogo nuovo con la struttura e ingegnarsi grazie alle professionalità coinvolte nel lavoro”.

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Le opere in mostra:


Illuminazioni, 2018: ESPERIENZE DEL TERZO TIPO E SOGNO COLLETTIVO
Tra le opere presenti in Social Facts ricordiamo Illuminazioni, una nuova video-installazione immersiva pensata per gli spazi delle Ex Officine che riunisce un numero nutrito di racconti orali di testimonianze di esperienze del terzo tipo. L’interesse per le esperienze del terzo tipo rientra a pieno regime nella poetica di Susan Hiller che nell’arco della sua carriera ha esplorato i confini tra ordinario e straordinario, credibile e incredibile, naturale e soprannaturale, conscio e inconscio.
In occasione dell'allestimento dell'opera in una sede italiana, sono state commissionate ad alcuni interpreti italiani – rimasti anonimi - una serie di registrazioni. Grazie al loro lavoro, è stato possibile dare voce ai racconti prodotti originariamente in lingua inglese. Per realizzare le registrazioni è stato coinvolto lo studio torinese “SuperBudda creative-collective”. In questo modo l’opera è stata resa fruibile al pubblico italiano, inserendosi così all’interno del contesto territoriale delle OGR Torino.
Grazie alle registrazioni realizzate, lo spettatore è stato coinvolto in un viaggio nella suggestiva atmosfera di storie inspiegabili e misteriose, accompagnato da immagini astratte composte dalle sfumature cromatiche delle lunghezze d’onda con la quale viaggia la luce ai margini dello spettro del visibile.

In esclusiva, un estratto tratto da uno dei racconti presenti nella mostra Social Facts:
L’esperienza del sogno lucido: «Sto sognando, sto sognando».
Donna -
“Ero a letto, completamente sveglia, quando è successo. All’improvviso, ho visto dei globuli di una luce molto intensa che passavano fluttuando all'estremità opposta della stanza. Erano grandi all’incirca come una luna piena vista da terra. Passavano attraverso il muro come se non esistesse, galleggiando lentamente fino a uscire dal muro di fronte, come se anch’esso non offrisse resistenza. Ero molto stupita - e devo ammettere, anche molto spaventata, al pensiero che uno o più fluttuassero verso di me - perché sapevo con assoluta certezza che erano entità vive e coscienti, che esistevano su un altro piano – un piano apparentemente immateriale.”
Le voci umane dei racconti si sovrappongono ad una serie di suoni ricavati dal field-recording delle strumentazioni scientifiche delle radiazioni luminose cosmiche in viaggio nello spazio/tempo, a partire dal Big Bang.
Se si presta attenzione si può avvertire in alcuni frangenti il suono di una trasmissione in codice Morse registrata nel corso di un'esperienza di sogno lucido. Il soggetto ripete come un mantra: «Sto sognando, sto sognando».
Al tema del sogno Susan Hiller ha dedicato molti dei suoi lavori più visionari.

PSI GIRL, 1999: omaggio al Girl Power
"The Fury" di Brian De Palma (1978), "The Craft" di Andrew Fleming (1996), "Matilda" di Danny De Vito (1996), "Firestarter" di Mark Lester (1984), "Stalker" di Andrei Tarkowsky (1979). Gillian, Nancy, Matilda, Charlie, Marta: sono queste le identità delle protagoniste dell'opera video PSI GIRL di Susan Hiller che raccoglie e trasmette in loop brevi estratti di scene di noti film dove bambine, adolescenti, ragazze e donne sono colte nell’atto di esercitare poteri di telecinesi.
Ciascuna figura trasformata in un monocromo blu, giallo, rosso, viola e verde, in un montaggio alternato che ha come unica colonna sonora la registrazione di un concitato e ritmato coro gospel della St.George’s Cathedral di Charlotte, alternato a bruschi momenti di silenzio. Il video in quest’opera diventa una sorta di pendolo ipnotico in cui una sensazione occulta e perturbante lascia spazio a timidi accenni di latente erotismo: è il potere misterioso e arcaico del femminino, che comincia a sprigionarsi nelle giovani donne dall'età adolescenziale.

Channels, 2013: in mostra, esperienze di “pre-morte”
Channels (Canali), l’opera audiovisiva è un assemblaggio di 106 televisori analogici di vario formato. Dal muro di schermi emergono i racconti (in varie lingue, tra cui l’italiano) di esperienze di “pre-morte”, associati ai tracciati elettronici di un oscilloscopio, che disegnano le vibrazioni di ogni singola voce. Le testimonianze individuali si alternano a un fitto brusio collettivo. Channels affronta il tema dell’ignoto, di ciò che non è rappresentabile e dell’inevitabile obsolescenza di tutto ciò che è umano, dalla vita di ognuno di noi alla tecnologia, le culture e le credenze.
I visitatori sono invitati a sedersi, ad ascoltare chi parla e a far emergere i propri pensieri.
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