Pablo Bronstein – Carousel

Quando

03 mag 19 - 09 giu 19

venerdì 03 maggio '19

sabato 04 maggio '19

domenica 05 maggio '19

venerdì 10 maggio '19

sabato 11 maggio '19

domenica 12 maggio '19

venerdì 17 maggio '19

sabato 18 maggio '19

domenica 19 maggio '19

venerdì 24 maggio '19

sabato 25 maggio '19

domenica 26 maggio '19

venerdì 31 maggio '19

sabato 01 giugno '19

domenica 02 giugno '19

venerdì 07 giugno '19

sabato 08 giugno '19

domenica 09 giugno '19

Prezzo

Vedi info evento

Dove

Binario 1

Pablo Bronstein - Carousel
a cura di Catherine Wood


Carousel, Torino
Binario 1, OGR – Officine Grandi Riparazioni
C.so Castelfidardo 22
04.05 - 09.06.2019 venerdì, sabato e domenica, ore 11-19


Carousel de Crystal, Venezia
Sala della Musica della Complesso dell'Ospedaletto
Barbaria delle Tole, 6691
Fino al 24 novembre 2019



Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino presentano Carousel, mostra personale dell’artista anglo-argentino Pablo Bronstein, curata da Catherine Wood, Senior Curator, International Art (Performance) presso la Tate Modern di Londra.

La mostra ha una doppia natura e una duplice ambientazione: sede principale del progetto saranno gli spazi delle ex Officine torinesi, dove prenderà forma un nuovo capitolo dell’indagine sul rapporto tra corpi in movimento e spazi architettonici, tra performance e dinamiche di fruizione dello spazio. La mostra avrà quindi una sua ideale prosecuzione negli ambienti barocchi della Sala della Musica del Complesso dell’Ospedaletto di Venezia, che diventerà l’avamposto in laguna delle OGR in occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

OGR Torino 
03.05 – 09.06.2019
Punto di partenza di Carousel è il funzionamento dello zootropio, un dispositivo ottico inventato da William George Horner nel 1834, il cui nome deriva dall’unione delle parole zoe, che significa “vita”, e tropos, letteralmente "girare". Lo zootropio è composto da una serie di immagini riprodotte su una striscia di carta posta all'interno di un cilindro che, quando messo in moto, le fa animare in un’illusione retinica di un movimento che si ripete in loop, proprio come quello di una giostra (in inglese, carousel). Questo espediente viene utilizzato da Bronstein come metafora per descrivere la relazione tra lo spazio fisico – che sia quello dell'architettura oppure quello dei corpi – e il narcisismo endemico del mondo post-iPhone, come una sorta di preambolo della società del selfie.

Piuttosto che puntare il dito sulla comune esasperazione verso le seduzioni e le illusioni del digitale, Bronstein preferisce costruire una narrazione basata su modelli anacronistici e low-fi, ispirandosi al mondo delle fiabe vittoriane.

Nasce così la storia della Strega Grigia, una figura enigmatica e imperscrutabile che rappresenta la personificazione della lastra metallica che si nasconde dietro il vetro di ogni specchio. Invisibile allo sguardo per la sua proprietà riflettente, si rivela però come sottile strato materico soltanto nel momento in cui il vetro viene tagliato in sezione. Una sorta di creatura che tutto vede ma che rimane elusiva e invisibile.

Anche alle OGR la Strega Grigia si mostra solo occasionalmente: si cela all’interno di una torre di sorveglianza, una struttura ibrida – che ricorda uno zootropio ma anche un tempietto rinascimentale – foderata di pannelli specchianti e posta alla fine di un dedalo che si protende nello spazio del Binario 1 per 50 metri di lunghezza.

Il visitatore, costretto ad un percorso obbligato, entra così in un labirinto e, prima di raggiungere la torretta, incontra una serie di scene in cui ballerini professionisti, seguendo una coreografia ideata dello stesso Bronstein in collaborazione con la coreografa Rosalie Wahlfrid, illustrano l’evoluzione della danza a partire da un’analisi degli spazi scenici e del rapporto con lo spettatore: dai balli partecipativi tribali ai rituali di corte, dal folk fino al balletto classico, il tutto in una progressione che rende le coreografie via via sempre più sofisticate.

Queste configurazioni performative portano in scena le dinamiche e le fascinazioni del voyerismo, del guardare e dell'essere guardato, attraverso una ripetizione seriale di movimenti spezzati che ricordano da vicino il linguaggio post-digitale delle GIF (una sorta di versione tecnologicamente avanzata delle sequenze di movimenti dello zootropio) e allo stesso tempo i tic sintomatici della bassa soglia di attenzione caratteristica dell'era contemporanea.

Sala della Musica del Complesso dell'Ospedaletto, Venezia
07.05 – 24.11.2019
Lopera di Pablo Bronstein a Venezia, intitolata Carousel de Crystal, lavora su scala ridotta rispetto all’installazione delle OGR condensandone il significato. Carousel, nella sua configurazione veneziana, funziona come equivalente della camera da letto del re del XVII secolo – luogo apparentemente privato, ma in effetti centro dei rituali della vita di corte – in relazione ai campi, ai teatri e alle piazze del labirinto delle OGR.

Mentre l'installazione a Torino rappresenta una sequenza di spazi pubblici attraverso cui i visitatori navigano sotto lo sguardo della Strega Grigia, dei suoi specchi e dei suoi schermi, la Sala della Musica del Complesso dell’Ospedaletto di Venezia è immaginata come una camera privata, intima, in cui il visitatore che è invitato a entrare, resta, ad ogni modo, a una certa distanza dall'immagine che viene creata.

Il lavoro di Venezia è composto da due danzatori, la cui presenza è raddoppiata dall'uso di una proiezione video di grandi dimensioni, dalla figura della Strega Grigia e da una figura dal volto dipinto di rosso, interpretata dallo stesso Bronstein, che ha capacità di vedere e muoversi che superano le regole e i parametri del mondo della città governata dagli specchi.

La mostra Carousel è una nuova commissione appositamente realizzata per le OGR e si inserisce in un corpus di lavori che Pablo Bronstein ha sviluppato negli ultimi anni; a partire dalla rilettura dello spazio pubblico di Plaza Minuet presentato all’ICA di Londra (2011), o dalla riflessione sull’uso degli specchi nella performance pensata per la sola fruizione online Costantinopole Kaleidoscope, Tate Live (2012) o la durational performance concepita dall’artista per la Duveen Gallery della Tate Britain Historical Dances in an Antique Setting (2016).

Catherine Wood è Senior Curator, International Art (Performance) alla Tate Modern dove ha realizzato vari progetti con, tra gli altri, Mark Leckey e Joan Jonas, Anne Imhof e Tania Bruguera. Wood ha iniziato il programma di performance contemporanea in Tate nel 2002, e ha guidato dal 2012 al 2016 il progetto online Performance Room. Wood è autrice di Yvonne Rainer: the Mind is a Muscle (MIT, 2007) e Performance in Contemporary Art (Tate, 2018).

Co-coreografa: Rosalie Wahlfrid
Performer
: Lorenzo Aprà, Irina Baldini, Desirée Caruso, Marco Caudera, Francesco Dalmasso, Elisa D'amico, Camilla De Campo, Riccardo de Simone, Rebecca Nivine Fakih, Annalisa Maria Morelli, Francesca Pavesio, Andrea Carlotta Pelaia, Paolo Soloperto, Maria Novella Tattanelli, Elisa Vassena, Rosalie Wahlfrid, Darcy Wallace.
Strega Grigia: Irene Cena.
Prima e dopo

OGR CULT

Arte, musica, cultura, contaminazioni

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