Come una Falena alla Fiamma

Quando

Dal 03 nov 17 al 14 gen 18

venerdì 03 novembre '17

domenica 14 gennaio '18

Prezzo

€ 5 - 9

Dove

Officine Nord

Come una falena alla fiamma / Like a Moth to a Flame


Per visitare la mostra Come una falena alla fiamma / Like a moth to a flame
dal 3 novembre 2017 al 14 gennaio 2018
devi sapere che hanno diritto alla riduzione:
- Bambini fino a 13 anni;
- Over 65;
- Studenti delle scuole superiori e studenti universitari, previa esibizione tesserino valido;
- I gruppi di visitatori in numero minimo di 20 unità, previa prenotazione. Un solo accompagnatore, con funzioni di referente, ha diritto all'ingresso gratuito.Hanno diritto all'ingresso gratuito:
- Bambini fino a 6 anni;
- Possessori VIP Card Artissima;
- Possessori Torino + Piemonte Card;
- Possessori Abbonamento musei;
- Giornalisti iscritti all'albo o in possesso di autorizzazione/lettera da parte della redazione di riferimento. La richiesta deve essere valida per l'evento specifico o l'anno in corso;
- Personale docenti in possesso di autorizzazione da parte della scuola di appartenenza;
- Accompagnatore spettatore con disabilità;
- Guide turistiche: accesso gratuito per le guide regolarmente abilitate all'esercizio della professione;
- Accompagnatore, con funzioni di referente, per gruppi di visitatori in numero minimo di 20 unità.



Biografie curatori
Mark Rappolt è redattore capo di Art Review e ha fondato la sua pubblicazione sorella, Art Review Asia, nel 2013. È stato redattore di AA Files, il giornale della Architectural Association di Londra dove ha anche insegnato, e commissionato ed editato un progetto sugli scritti ancora non tradotti di George Perec e lavori inediti di altri membri di Oulipo. Suoi testi sono apparsi in numerose pubblicazioni (dal The Times, a Die Zeit, fino a i-D e Citizen K) e sono inclusi in cataloghi dedicati a vari artisti (tra gli altri Slater Bradley, Alex Katz, Bharti Kher, David Cronenberg e quest’anno Yuko Mohri e John Kørner). Tra i suoi libri figurano monografie dedicate agli architetti Greg Lynn e Frank Gehry. Al momento è co-curatore di Xiàn Chãng, una mostra di progetti monografici che accompagna la West Bund Art & Design Fair di Shanghai e sta lavorando ad una serie di nuove commissioni con artisti provenienti dal sud est asiatico e dall’estremo oriente: i primi progetti hanno visto la partecipazione di Ming Wong e Michael Lin.

Tom Eccles è direttore dal 2005 del CCS Bard, dove ha creato l’Hessel Museum of Art (aperto l’anno seguente), organizzando la mostra inaugurale della collezione Marieluise Hessel, Wrestle (2006). Tra le tante mostre curate in vari musei si ricordano le collaborazioni con Martin Creed (2007) Keith Edmier (2008), Rachel Harrison (2009), Josiah McElheny e Lynne Cook (2011), Liam Gillick (2012) Haim Steinbach (2013) e Amy Sillman con Cheney Thompson (2014). Nel 2005 ha organizzato la versione americana di Uncertain States of America al CCS Bard e, sempre per il Bard, ha commissionato l’installazione permanente di Olafur Eliasson Parliament of Reality (2009). Durante la sua direzione il CCS ha organizzato numerose mostre e progetti come la prima retrospettiva americana di Blinky Palermo (in collaborazione con Dia Art Foundation nel 2011), Philippe Parreno (in collaborazione con il Centre Pompidou nel 2010) e Anne Collier (2014). Molte di queste mostre sono diventate mostre itineranti e sono state riallestite in altre sedi come la Serpentine Gallery di Londra e la Kunsthalle di Zurigo. Dal 2006 al 2010 è stato curatorial adviser per Park Avenue Armory, dove ha curato la mostra di Ernesto Neto anthropodino nel 2009 e il progetto No Man’s Land di Christian Boltanski nel 2010. È stato consulting curator per WS di Paul McCarthy (2013) e Hypnosis di Philippe Parreno (2015) oltre ad essere stato uno dei “corrispondenti” per la Biennale di Venezia del 2009 (curata da Daniel Birnbaum). Per la Galleria Marian Goodman nel 2009 ha curato la mostra As Long As It Lasts (con, tra gli altri, Pawel Althamer, Johanna Billing, Tacita Dean, William Kentridge, Gerhard Richter e Artur Zmijewski). Dal 2006 lavora con la Luma Foundation e con Maja Hoffmann in qualità di membro del “core group” di consiglieri per lo sviluppo di un centro culturale ad Arles in Francia (con Liam Gillick, Hans Ulrich Obrist, Philippe Parreno, e Beatrix Ruf). È assiduo collaboratore di Art Review e board member della Keith Haring Foundation. Dal 2011 è consigliere dello sviluppatore software Adobe per l’Adobe Museum of Digital Media e ha curato il primo progetto online con Tony Oustler nel 2010. Nel 2012 e 2013 ha curato il parco delle sculture per Frieze Art Fair a New York producendo nuovi lavori come Baloon Dog di Paul McCarthy e organizza il programma di Talks di Frieze dal 2014.
Al momento è consulting curator per Governors Island a New York per cui ha commissionato nuovi lavori di Susan Philipsz, Mark Handforth e Rachel Whiteread, e nel 2015 co-curato con Ruba Katrib la mostra Visitors (con progetti di Darren Bader, Nina Beier, Rachel Rose, Pilvi Takala e altri). Eccles è stato direttore del Public Art Fund di New York dal 1996 al 2005, dove ha curato più di 100 tra mostre e progetti (con artisti come Louise Bourgeois, Janet Cardiff, Mark Dion, Dan Graham, Barbara Kruger, Pierre Huyghe, Ilya Kabakov, Jeff Koons, Takashi Murakami, Nam June Paik, Pipilotti Rist, Lawrence Weiner, Rachel Whiteread e Andrea Zittel); ha organizzato numerosi progetti outdoor collaborando con numerose istituzioni newyorkesi dal MoMa (Tony Smith, Francis Alys) al Whitney Museum (Biennali del 2000, 2002, 2004, 2006) e il New Museum (Paul McCarthy). Durante il suo mandato al Public Art Fund ha anche iniziato la serie Tuesday Night Talks (Cooper Union 1995/2000 e New School for Social Research 2001/2005) e il programma In the Public Realm per artisti emergenti, che ha visto progetti di Alexander Brodsky, Christine Hill, and Paul Pfeiffer (1995/2005).

Liam Gillick utilizza la sua poliedrica pratica artistica per svelare i sistemi di controllo ideologici emersi dall’inizio degli anni ’90. Il suo lavoro, esaminando le estetiche del mondo costruito, espone le disfunzionalità dell’eredità del modernismo in termini di architettura ed astrazione quando quest’ultima sia inserita nel contesto di un neoliberismo globale. I lavori di Gillick spaziano da piccoli libri a collaborazioni per installazioni architettoniche di grandi dimensioni. La sua pratica esiste in una costante tensione tra i suoi lavori dalle forme minimaliste (che riflettono sul linguaggio del rinnovamento dello spazio) e il suo approccio critico (esplicitato con l’uso della parola e dei testi); il tutto in una continua esplorazione di limiti e possibilità del format espositivo. Dagli anni 2000 Gillick ha anche prodotto una serie di corti che indagano la produzione del “creativo” come figura culturale, alla luce della continua mutevolezza della figura dell’artista contemporaneo. Il vocabolario usato dall’artista è volutamente molto ampio e volto a mettere in questione il ruolo dell’arte all’interno della società, e a interrogarsi su come l’estetica diventi, all’interno dell’economia neoliberista, questione politica. I suoi lavori sono pensati per posizionare lo spettatore in un ruolo attivo e disegnare spazi dove sia possibile ripensare il modo in cui il mondo costruito si intersechi con la riflessione critica.

Una selezione dei suoi testi critici è stato pubblicato nel 2007 col titolo Proxemics: Selected Writings (1988/2006), mentre i suoi scritti artistici sono raccolti in Allbooks del 2009. Nel 2016 Columbia University ha pubblicato il suo Industry and Intelligence: Contemporary Art Since 1820, una analisi sulle origini dell’arte contemporanea.





Opening gratuito e aperto a tutti: 3 novembre 2017, h 18.00
4 novembre 2017 – 14 gennaio 2018
18.00 OGR – Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo 22, Turin
19.00
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane 16, Turin




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Come una falena alla fiamma, Like a Moth to a Flame, è il titolo del grande progetto espositivo realizzato in collaborazione da OGR-Officine Grandi Riparazioni e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e che inaugurerà il prossimo 3 novembre nelle sedi delle due istituzioni torinesi. Come una falena alla fiamma è un progetto ambizioso, firmato da tre curatori internazionali d’eccezione, chiamati a lavorare insieme per la prima volta confrontandosi con la città di Torino e il suo importante patrimonio artistico: Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York, Mark Rappolt, redattore capo della rivista inglese Art Review, e l’artista britannico Liam Gillick.




La mostra si pone l'obiettivo di creare un ritratto della città di Torino a partire dagli oggetti che la città stessa e i suoi residenti hanno collezionato. Come una falena alla fiamma si articola in un percorso attraverso la Collezione della Fondazione per l’arte Moderna e Contemporanea CRT e della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in dialogo con un nucleo di opere conservate in alcune delle maggiori istituzioni museali pubbliche della città, tra cui il Museo Egizio, Palazzo Madama, MAO – Museo d’Arte Orientale, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e Castello di Rivoli-Museo d'Arte Contemporanea, che, per l’occasione, verranno esposte alle Officine Grandi Riparazioni e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in un gioco di contaminazioni reciproche tra opere d’arte contemporanea e opere dei secoli passati. La contaminazione tra linguaggi diversi continuerà anche in alcune delle sedi museali coinvolte: il Museo Egizio e Palazzo Madama diventeranno infatti sedi espositive d’eccezione per alcune opere contemporanee.




La mostra sfrutta, come punto di partenza per indagare i concetti di rinascita e rinnovamento, la coincidenza di una nascita e due anniversari: l’inaugurazione di OGR, il venticinquesimo anniversario della collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il sessantesimo anno dalla fondazione dell’Internazionale Situazionista dopo un incontro ad Alba, non lontano da Torino. Con più di 70 opere d’arte contemporanea e centinaia di artefatti da varie collezioni torinesi,Come una falena alla fiamma riflette sull’importanza delle passioni private e delle ossessioni individuali e sul modo in cui, nel tempo, queste trovino la loro strada nella società ed entrino nella vita culturale cittadina.

Gli oggetti in mostra articolano un viaggio attraverso lo spazio – con opere e manufatti realizzati nei cinque continenti – e il tempo – unendo alcune sculture Egizie del secondo millennio a.C., come la gigantesca testa del faraone Tutmoside, ed una Bibbia del 1280, passando dalla statua funeraria di una dama cinese del II secolo a.C. fino ad installazioni realizzate nell’ultimo anno. Eppure, dato che tutte le opere sono conservate in collezioni nella città di Torino o nei suoi dintorni, si ha la sensazione che, nonostante l’ampiezza del viaggio, questo finisca laddove era iniziato, e che i visitatori, come gli oggetti, fossero sempre stati lì.

Il titolo della mostra ha origine da un lavoro dell’artista britannico Cerith Wyn Evans, un testo circolare realizzato in neon, In girum imus nocte et consumimur igni (2006) appeso all’ingresso della mostra alle OGR. Il titolo del lavoro è palindromo, cioè la frase non ha una direzione privilegiata ma può essere letta da destra a sinistra o viceversa, dicendo la stessa cosa. La frase articola un indovinello: cosa “gira di notte ed è consumato dalle fiamme”? Una possibile soluzione è una falena. Wyn Evans nella sua opera riprende il titolo dell’ultimo film di Guy Debord (realizzato nel 1978, diffuso nel 1981 e più tardi trasmesso dalla TV italiana) che è il punto di partenza della mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di natura più politica, questa parte di mostra continua ad esplorare alcune tematiche connesse alla rinascita e al rinnovamento, tra cui la distruzione che può derivarne (sia essa necessaria o inutile). La mostra, nel suo insieme, cerca di testare la nozione Nietzschiana che “per sopportare il pensiero dell’eterno ritorno sono necessari: libertà dalla morale; nuovi mezzi contro il dolore …; godimento di ogni tipo di incertezza, sperimentalismo come contrappeso a questo fatalismo estremo; abolizione del concetto di necessità; abolizione della ‘volontà’; abolizione della ‘conoscenza in sè’." Come è noto a Torino Nietzsche fu sopraffatto dalla malattia mentale: nel creare un ritratto della città, le opere in mostra alle OGR e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo mappano il modo in cui generazioni di artisti e collezionisti hanno visto, costruito e ricostruito il mondo, in modo da evitare questo destino.


Artisti in mostra: Pawel Althamer, Lina Bertucci, Janet Cardiff & George Bures Miller, Maurizio Cattelan, Gianni Colombo, Enrico David, Tacita Dean, Guy Debord, Georges Demenÿ, Cecil B. Evans, Valie Export, Hans-Peter Feldmann, Katharina Fritsch, Giuseppe Pinot Gallizio, Liam Gillick, Liz Glynn, Guan Xiao, João Maria Gusmão e Pedro Paiva, Rachel Harrison, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Carsten Höller, Marine Hugonnier, Pierre Huyghe, Ragnar Kjartansson, Barbara Kruger, Louise Lawler, Sherrie Levine, Liu Wei, Sarah Lucas, Mark Manders, David Medalla, Shirin Neshat, Catherine Opie, Lari Pittman, Paola Pivi, Charles Ray, Tobias Rehberger, Thomas Ruff, Collier Schorr, Tino Sehgal, Simon Starling, Hito Steyerl, Wolfgang Tillmans, Nanni Valentini, Adrian Villar Rojas, Jeff Wall, Rachel Whiteread, Cerith Wyn Evans, Yang Fudong, Artur Zmijewski.




 
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